Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche: la sfortunata storia di una collezione che la pena visitare

La fondazione a metà dell’Ottocento

Ad Ancora presso il Palazzo Ferretti è ospitato il Museo Archeologico Nazionale delle Marche che ha una lunga e travagliata storia che inizia addirittura all’epoca dell’unità d’Italia. È, infatti, nel 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia che il Conte Carlo Rinaldini inizia pensare a una collezione che possa raccogliere tutti i reperti archeologici della regione. Da un’idea di questo professore, nel 1868 viene istituto il cosiddetto Gabinetto Paleoetnografico e Archeologico presso l’ex Convento di San Martino ad Ancora per creare una raccolta con le testimonianze antiche della regione. Già dopo pochi anni, più precisamente nel 1877, la collezione viene spostata presso la sede del comune di Ancona, cioè Palazzo degli Anziani. La sede del neonato Museo Archeologico viene nuovamente spostata nel 1884 nell’ex convento di San Domenico, sito in Piazza del Plebiscito ad Ancona.

Le sorti avverse della collezione nel Novecento

Solo nel 1906 il gabinetto diventa ufficialmente Museo Archeologico Nazionale delle Marche. All’inizio del XX secolo la collezione si arricchisce di nuovi reperti che arrivano dalle necropoli di Sirolo, Numana, Sassoferrato e altre località vicino ad Arcevia. Il nuovo assetto della collezione richiede una nuova sede e il Museo nel 1915 si sposta nuovamente presso l’ex Convento degli Scalzi. I traslochi per il Museo però non sono finiti: nel 1927 il re Vittorio Emanuele III inaugura la nuovissima sede che si trova in un altro ex convento, stavolta è quello di San Francesco alle Scale. Gli anni del Novecento, si sa, sono uno dei capitoli più bui per la storia e durante la seconda guerra mondiale la collezione archeologica subisce ingenti danni.

Per mettere in salvo la collezione, le parti più danneggiate vengono trasferite nella torre campanaria dello stesso ex convento ma la scelta non fu per nulla felice; il campanile crollò a causa dei bombardamenti alleati del 43 e 44. Anche se le attività di recupero dei reperti archeologici dalle macerie furono tempestive, la collezione perse alcuni materiali e pezzi che andarono perduti. Il “fondo recupero macerie” è tuttora attivo per dare di nuovo il giusto contesto a ciò che è stato recuperato dal campanile crollato. In seguito ai crolli dovuti ai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ex convento di San Francesco viene dichiarato inagibile perciò il Museo Archeologico ha bisogno di una nuova sede, di nuovo. Il 25 giugno 1958 il museo approda in quella che è tuttora la sua attuale sede: Palazzo Ferretti.

Gli anni più recenti

La travagliata storia del Museo però non si conclude poiché il Palazzo Ferretti fu coinvolto nei crolli del terremoto del 1972, in seguito al quale il Palazzo risalente la Cinquecento viene chiuso. Purtroppo i lavori per la messa in sicurezza del palazzo e il riallestimento dei reperti archeologici, sono lunghi e solo nel 1991 vien riaperta una delle sezioni della collezione. Il percorso espositivo riapre grazie alla sezione preistorica, 4 anni dopo, apre anche la sezione dedicata al Neolitico. Si deve attendere il 2010 per vedere aperta la sezione dedicata alla ragione Marche nel periodo ellenico e romano, mentre ancora si attende per quelle medievali.


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