Genesi: la mostra fotografica alla mole Vanvitelliana che racconta lo spettacolo della natura e la sua fragilità

La mole Vanvitelliana di Ancona ormai è diventata un luogo di cultura e spettacolo, tanto da confermarsi come una cornice di rilievo per ospitare mostre e temporanee. Da fine settembre fino ai primi di gennaio, saranno in mostra le fotografie di Sebastião Salgado. Con “Genesi”, nome della mostra, il fotografo intende documentare il nostro tempo, la contemporaneità, fissando lo sguardo sul pianeta e sulla natura, da cui tutto ha origine.

Ancora una volta un messaggio per salvaguardare il pianeta ma stavolta a mandarlo non è un ricercatore o uno specialista, ma un fotografo che con il suo obiettivo testimonia ciò che sta accadendo. La potenza delle immagini che immortalano la caducità dell’ambiente naturale, porta lo spettatore a riflettere sugli stili di vita e sui comportamenti poco rispettosi della natura. Il grande fotografo contemporaneo intende fare attraverso le immagini, un viaggio alle origini del mondo con lo scopo di preservarne il suo futuro.

Genesi è la mostra curata da Lélia Wanick Salgado su progetto di Amazonas Images e Contrasto, che ha già visto molte altre tappe, portando il messaggio a livello mondiale. La semplicità con cui il messaggio viene trasmesso, rende la mostra davvero apprezzabile da tutti. Al centro di tutto c’è la preservazione dell’ambiente naturale da cui noi tutti dipendiamo, anche se a volte in molti se lo dimenticano.

Il progetto Genesi è iniziato nel 2003 ed ha richiesto più di 10 anni per raccogliere tutte le immagini che raccontano un profondo amore e rispetto per il pianeta Terra. La mostra conta 245 scatti in bianco e nero che lasciano a bocca aperta: la grande bellezza di una natura straordinaria e potente ma, allo stesso tempo, fragile che va custodita.

Per rendere più fruibile la mostra, gli scatti sono divisi in 5 sezioni, aiutando a ripercorrere il percorso di vita di Salgado. Pianeta Sud, Santuari della Natura, Africa, il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanà sono i nomi che ogni sezione ha. Gli spettacolari paesaggi ritraggono una natura dove gli esseri viventi ancora vivono in armonia, obiettivo che andrebbe perseguito in ogni angolo della terra. Grande spazio è riservato agli animali che sono stati ripresi solo dopo molta fatica per assecondare l’habitat naturale, spesso molto particolare e selvaggio. Paradisi terrestri come le Galapagos sono ambienti naturali molto cari al fotografo, che ci ha pure vissuto immortalando così iguane d’acqua, pinguini, tartarughe giganti e molti altri animali selvatici. In Kenya e in Tanzania gli animali sono sì allo stato selvaggio ma costantemente minacciati dalle modifiche del loro habitat ma anche da attività come il bracconaggio.

Non solo animali ma Salgado è riuscito anche a immortalare popolazioni indigene del tutto incontaminate come i famosi pigmei nelle foreste equatoriali nel Congo settentrionale, gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia del Brasile, le tribù Himba nel deserto in Namibia, i Boscimani nel deserto del Kalahari in Sudafrica e anche altre popolazioni isolate nella foresta in Nuova Guinea, mostrando la fragilità di popolazioni che dipendono dal loro habitat, costantemente a rischio per colpa delle attività umane.

 


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